Obesità: quando le cause sono psicologiche

L’obesità è determinata, sia nell’adulto che nel bambino, dall’interazione di diversi fattori di tipo genetico, familiare e socio ambientale. Sicuramente ci troviamo di fronte a persone che mangiano seguendo un’alimentazione scorretta e praticando poca o nessuna attività fisica.

Ma se domandiamo a chi è un po’ troppo in carne perché mangia più del necessario, con buona probabilità risponderà: “Perché ho fame“. E’ chiaro che si tratta di una non risposta. Non a caso ci viene subito da farci un’altra domanda. Ci troviamo davvero di fronte a una fame fisiologica, in cui l’organismo, in debito di carburante, ne cerca altro per mantenere attive le proprie funzioni? Oppure abbiamo a che fare con una fame di tipo mentale, dove l’ingestione di cibo equivale a una automedicazione, a una cura self-help da bisogni non soddisfatti?

Noi sappiamo che corpo e mente non sono due cose separate, ma le due facce della stessa medaglia chiamata persona.

E  il corpo spesso arriva a farsi carico di un peso che la persona non riesce a vivere ad altri livelli.

Attraverso il sintomo, il corpo esprime un disagio dell’anima. Parlando il linguaggio del corpo, il sintomo rende visibile ai nostri occhi un problema che sta da un’altra parte. Un po’ come una spia che si accende sul cruscotto della nostra auto, il sintomo ci avverte di fare attenzione perché il motore, oppure, la batteria o altro non funzionano più come dovrebbero.

Sarebbe un po’ riduttivo pensare di risolvere il problema cambiando la centralina o ricaricando la batteria, oppure peggio resettando la spia. Quello che è importante è chiedersi se il guidatore stia andando realmente nella direzione che vuole lui, o se sia costretto, dagli eventi della vita, ad andare altrove.

Magari sa  bene dove vuole andare e si prende  la libertà anche di cambiare strada. Ma può capitare cambiando direzione che si ritrovi in una strada senza uscita per cui è necessario ritornare indietro.

Questo è il significato del sintomo: un avvertimento a rivedere i nostri piani di viaggio, perché, a quanto pare, stiamo andando nella direzione sbagliata. Ma il sintomo è anche un vantaggio, perché porta equilibrio nella vita della persona (anche se si tratta di un equilibrio disfunzionale, che può durare poco).

Anche il sovrappeso è un sintomo.

Il significato del sintomo è da ricercare nella singola persona. Nella sua vocazione (la destinazione del guidatore, nello specifico contesto di vita che sta vivendo, nella sua tipica modalità di viverlo e nella sua natura. Solo così, il sovrappeso (e il sintomo in generale) assume un senso specifico. Quindi, ad esempio, uno può ingrassare, ingrandire la propria forma per occupare più spazio nel contesto familiare o lavorativo. Una donna può prendere peso in menopausa, per recuperare, attraverso “il pancione”, la facoltà di procreare ormai perduta. Oppure si può prendere peso per crearsi una morbida barriera contro gli urti della vita. Oppure la paura delle relazioni spinge a mettere distanza con il peso.  

Le cause del sovrappeso stanno nella persona. Ed è lì che vanno ricercate attraverso un sostegno psicologico e se necessario attraverso una psicoterapia che entra nel profondo. Le diete vanno benissimo, ma più che di dieta dimagrante ha senso parlare di educazione alimentare. Infatti, imporsi una disciplina ferrea ci limita tanto quanto non averne alcuna, e i limiti, si sa, prima o poi vengono superati.

E’ un po’ come trovare il colpevole, ma quello vero! Perché se non troviamo la causa del sintomo, del problema, questo prima o poi si ripresenterà. E magari, purtroppo, in forma peggiore.

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